mercoledì 28 marzo 2012

IPHONE 5?NON ANCORA. IPHONE 4S PER IL MOMENTO!

Iphone5? Non ancora. Iphone4s per il momento!
Come al solito, per ogni lancio di un nuovo device Apple, l’attesa stava consumando fisicamente gli appassionati e già da mesi sui siti specializzati e dei macmaniaci di tutto il mondo circolavano voci e foto di presunti iphone5 avvistati in bar (come se fosse possibile che Apple lasci liberamente prendere i propri prototipi da qualsivoglia dipendente e li lasci anche liberi di circolare fuori dalle mura di cupertino) oppure fotografati di nascosto in qualche fabbrica cinese di produzione. Fatto sta che tutte queste chiacchiere si sono rivelate una gigantesca bolla di sapone e il nuovo Iphone è stato sì, presentato, ma non v’è stata alcuna traccia del melafonino 5 ma del suo cugino 4s; ossia una potente evoluzione del predecessore Iphone4. Vediamo nel dettaglio che tipo di passo avanti c’è stato.
Innanzitutto c’è da premettere che il “case” è esattamente uguale al 4 se non per un piccolo tasto meccanico aggiunto su un lato lungo del telefono che servirà per scattare le foto senza dover perdere il “focus” toccando il touchscreen. Detto questo le modifiche apportate “all’interno” del telefono sono notevoli. È stato sostituito il vecchio processore con quello A5 dual-core montato anche sull’Ipad2 che renderà due volte più veloce la fruizione delle applicazione e con una grafica fino a 7 volte più veloce. La memoria RAM dovrebbe essere passata ad 1GB.
E’ stata montata una nuova fotocamera posteriore da 8Megapixel e un nuovo sensore per la stabilizzazione delle immagini che retroilluminerà l’obiettivo con lo scopo di migliorare sensibilmente la qualità delle foto con bassa luminosità; grazie a questo nuovo componente è aumentata la qualità dei video che si possono girare con il 4S che sono sempre in HD ma in qualità Full-Hd a 1028p. lo smartphone sarà in grado di scattare foto ad una velocità notevolmente superiore rispetto ai diretti rivali come Samsung Galaxy SII e HTC Sensation.
Il nuovo iPhone 4S ha due antenne ed è capace di passare da una all’altra per migliorare la ricezione e la velocità di download, che raddoppia grazie al supporto HSDPA, passando dai 7.2 mbps a 14.4 mbps di download sotto rete 3G.
Parliamo ora della novità più interessante: Assist Siri!
Disponibile per ora solo in inglese, francese e tedesco (non in italiano) “il sistema di assistenza più intelligente che esista”, ci permetterà di fare moltissime cose semplicemente “chiedendole a voce” (il software di riconoscimento vocale di Siri capisce infatti non solo le parole, ma anche il contesto). Siri può essere usato per telefonare, leggere ed inviare email ed SMS (“avverti Paolo che farò tardi”), appuntamenti e promemoria, prendere appunti, trovare ristoranti ed esercizi commerciali, ascoltare musica, fare ricerche su internet e sapere che tempo farà. All’arrivo di un sms assist lo leggerà e potremmo rispondere direttamente a voce, ad esempio ad un appuntamento con un amico, e Siri lo registrerà automaticamente anche in calendario per ricordarcelo!
L’uscita in Italia è prevista per il 28 ottobre mentre in Francia, Germania ed Inghilterra è già in vendita. Il prezzo per la versione 16Giga sarà di 629€, di 739€ per la versione 32Giga e 849€ per il 64Giga.


Riccardo Cicerone

venerdì 16 marzo 2012


SOMEWHERE - SOFIA COPPOLA


Quando leggiamo un cognome famoso pensiamo subito ai figli d'arte ed al fatto che, magari, abbiano avuto successo soltanto grazie ai genitori. Spesso è vero, ma non è il caso di Sofia Coppola. Somewhere, narra la storia di un attore di grido, divorziato, che abita in un appartamento di lusso in totale solitudine, anche se circondato da ragazze che fanno lapdance in camera sua, avvolto da un'aura di silenzio e forse anche di tristezza. Lui, John Marco, che vive tra l'ossessione di un suv che lo segue di continuo (ma forse è soltanto una delle tante paranoie che nascono nel mondo del jet-set) ed i messaggi dai toni minacciosi e offensivi che riceve sul cellulare, scoprirà nella piccola figlia Cleo, che lo viene a trovare prima di recarsi al campo estivo, la donna della propria vita. Dopo un approccio iniziale imbarazzato, comincia ad affezionarsi a lei, e, pian piano, si rende conto di volerle bene. Partono insieme per l'Italia, dove l'attore riceve un premio. John è turbato e frustrato anche durante la premiazione. Però si sta divertendo. Sua figlia cucina per lui e lo guarda come se fosse un eroe. Una attrice va a stare a casa sua per una notte e rimane per la colazione; ma quando Cleo la conosce egli si accorge di provare un leggero imbarazzo. Da quel momento in poi rifiuterà donne, e comincerà a sentirsi parte di “un qualcosa” insieme a sua figlia: ogni giorno di più. Tenerezze e complicità tra i due continuano: Cleo è un ottima cuoca e cucina anche per un amico di papà, interpretato, con leggerezza, da Chris Pontius, direttamente da Mtv e da Jackass. La bambina è felice e spensierata insieme al padre: vanno in piscina, prendono il sole, giocano. Arriva il giorno della partenza e Cleo piange la mancanza affettiva del padre e della madre e torna a sentirsi abbandonata; John la porta a giocare a dadi per farla distrarre e poi la accompagna a prendere il taxi per il campo estivo. Si confessa e le dice: “scusa se non ci sono mai”. Lei saluta e va via. Ma il colpo deve essere stato duro per John che diventa sempre più pensieroso e cupo; gli manca qualcosa da quando è partita. Depresso, in cerca di conforto, chiama una donna; cucina da solo; si accorge, in lacrime, dopo tanto tempo, di aver sbagliato tutte le scelte della sua vita. Prende la Ferrari e,ancora una volta, si accorge di essere seguito. Si ferma in piena campagna ed abbandona l'auto e, con lei, il mondo che si era costruito in cerca della felicità. Il film è delizioso e struggente al tempo stesso: la Coppola ci propone acquerelli familiari aggraziati incorniciati dall'immancabile sottofondo musicale firmato “The Strokes”, gli stessi della colonna sonora del film “Marie Antoinette”. Ne è sicuramente una fan. Di grande effetto la scelta della regia: rapidità nelle scene di minor rilievo ai fini della storia e grande lentezza in quelle che rappresentano la famiglia e gli stati d'animo dei personaggi. Solo un cenno va fatto agli attori e personaggi televisivi italiani che si sono prestati come comparse nella pellicola:Valeria Marini,Simona Ventura,Nino Frassica,Giorgia Surina ed altri.


Claudio Cora


mercoledì 14 marzo 2012

INTERVISTA A STABBER


Vecchia scuola o nuova scuola, dove ti collocheresti?

Sinceramente parlando non ho mai capito quale fosse il motivo di dividere il tutto in prima e dopo soprattutto perché non so quale sia il momento che ha sancito un prima e un dopo. L'unica cosa che ho capito è che per alcuni una delle due posizioni è bene e l'altra è male; dipende sempre da quale posizione si considera la propria. Per quanto riguarda me, ho finito la scuola da un pezzo.

Perché ti sei concentrato sulle produzioni e hai smesso di comporre testi?

In realtà non lo so, so solo che ad un certo punto la mia attenzione è andata in maniera praticamente assoluta sulle produzioni. Ho sempre sofferto le tempistiche non mie, avere un gruppo (militavo nei Souleloquy) ti porta a dover scandire il tempo in un modo non tuo e spesso vedevo cose scritte invecchiare ed allontanarsi lentamente anche da quella che era la mia visione delle cose; produrre è più intimo, è più mio. Quando produco non devo aspettare nessuno, non devo aspettare nemmeno me stesso perché approccio il tutto in maniera abbastanza istintiva. Ci sono persone che ancora oggi mi "implorano" di scrivere e non so se mi capiterà ancora di sedermi davanti a un foglio con una penna in mano.

Quale è il disco che ti ha cambiato la vita?

Dummy dei Portishead.

Quale è il gruppo o l'artista contemporaneo che ti ispira maggiormente a livello musicale?

Ce ne sono troppi, so solo che sono molto influenzato dalla scena inglese soprattutto dal mondo che orbita intorno alla "bass music".
Mi piacciono artisti come James Blake, MachineDrum, Nosaj Thing, Burial, Bok Bok, Hudson Mohawke, Rustie, Crookers, Jemie XX, Eskmo e altri ancora.

Cosa pensi dell'evoluzione o involuzione della scena musicale italiana?

La scena musicale italiana è strana perché è strana la maniera che hanno i musicisti di vivere la musica e il suo "contorno". Lo sport nazionale è essere un "hater" ossia una persona che deve smerdare aprioristicamente tutto quello che non è suo o che, per incapacità, non si riesce a fare o raggiungere. Io sono stanco e non sono mai stato interessato a questo meccanismo ma ho capito cosa questo ha portato alla musica: rallentamento.
Da tempo sono trasversale a tutto quello che è il main mood della scena musicale tutta e faccio quello che nella mia testa è quello che io devo fare, non ho tempo per perdere tempo dietro ad un rallentamento generale. Ci sono tante persone di talento in Italia ma non c'è oggettività nei fruitori. Per fortuna l'Italia ha un confine geografico e al di fuori le cose vanno diversamente… io guardo lì e da lì traggo soddisfazioni. La scena elettronica italiana ha bei numeri da giocarsi e ci sono persone che lo stanno dimostrando largamente in tutto il mondo.
Se volete degli aggiornamenti su quella che è della buona musica italiana seguite: luckybeard.net

Cosa pensi della tua musica?

Penso che la mia musica non sia male e noto che altre persone la pensano come me, la mia musica è personale ed è in continua trasformazione proprio perché io di natura sono una persona curiosa. Spero di poter rimanere quanto più tempo possibile al fianco della mia musica per renderla ancora di più la mia immagine comunicativa verso il mondo.

Claudio Cora

APPARAT AND BAND


Apparat and band


Venerdì quattro novembre duemilaundici.

Atmosfere confuse e nebulose e suoni rarefatti. Il concerto inizia lentamente; al primo vocalizzo la folla esulta, le luci intermittenti accecano il pubblico. La band si presenta con due sintetizzatori, una chitarra elettrica, una batteria e la voce; niente di esagerato per il genere. Sospeso tra Idm (intelligent dance music) e musica ambient, il concerto inizia a vibrare con bassi esagonali, non rotondi, quasi gracchianti e con suoni di breve durata. Tutto molto intermittente, come le illuminazioni verticali presenti sul palco. L'assetto musicale è variato e ben armonizzato, ammortizzato nei momenti giusti. Lui, Apparat, maglietta grigia a maniche corte ci propone dei ritmi tribali ma alle volte lenti e cadenzati, una musica quasi matematica che ricorda vagamente i Battles, o addirittura il lontano Frank Zappa, ad un ascolto più fantasioso. Una dimostrazione di musica molto matura, rapida nella successione dei suoni, ma lenta nel risultato. L'atmosfera si fa più soffusa nel pieno del concerto al punto che l'uomo del mixer chiede addirittura a due ragazzi accanto alla consolle di abbassare la voce. Forse ha ragione, ma è pur sempre un concerto! Il suono dello xilofono immerso in nebbiose luci che mutano dal blu al verde e poi qualche accordo metal per far “svegliare” dal coma il pubblico, costituito in prevalenza da hipster e radical chic. Qualcuno dice: “roba da S.Siro”. Non concordo, in uno spazio così grande si perderebbe quel clima familiare instaurato tra l'artista e la platea. I bassi con il passare del tempo diventano sempre meno profondi e le canzoni cominciano a somigliarsi un po'. I brani prendono tutti la stessa “piega”somigliando, bene o male, alla canzone “Dream on” estratta dall'album “Surrender” dei Chemical Brothers. Lo spettacolo volge al termine lentamente ma Apparat ed i suoi si scatenano e suonano per altri quindici minuti quando viene chiesto loro il bis. La band è valida; un po' troppe analogie con i Sigur Ros e i Massive Attack ma, soprattutto, con i Radiohead e la voce di Thom Yorke. Ben fluidi e scorrevoli, merito anche del mixerista che svolge un lavoro davvero meticoloso, influendo, come uno strumento a se, sulle sorti del concerto. Il pubblico va via contento anche se un po' stordito dalle vibrazioni delle frequenze basse che hanno fatto palpitare i timpani. Il tutto condito dal venticello fresco di Roma.

CONTROL - ANTON CORBIJN


Control - Anton Corbijn - 2007


Un film eccelso, relativo alla storica band dei Joy Division, dagli albori, fino alla tragica morte del leader Ian Curtis. La scelta del bianco e nero dona alla pellicola un tocco di staticità alla cittadina di Macclesfield ed al protagonista, rendendolo misterioso ed enigmatico. È tutto studiato al dettaglio: le immagini, le luci, perfino l'attore protagonista, Sam Riley, è molto somigliante a Ian Curtis, ogni istante del film è pura fotografia d'autore.La storia, prende vita nel 1973 con un appropriato spaccato della periferia inglese, dove il cantante scrive poesie e lavora in un ufficio di collocamento.

Spesso ruba insieme ai suoi amici psicofarmaci e barbiturici da qualche ignaro vicino di casa, va a vedere concerti e si diverte; ancora non conosce il suo potenziale di cantante.

Stringe amicizia con la sua futura band, si innamora e sposa Deborah con la quale ha una bambina, Nathalie. I problemi iniziano quando scopre di essere malato, affetto da epilessia, da qui l'intero mondo di Curtis va in frantumi. Le medicine che prima rubava per divertirsi adesso lo tengono in vita. Il rapporto con la moglie diventa critico, anche per colpa della band, che lo tiene lontano da casa. Conosce Annik, giornalista, della quale si innamora.

Il personaggio dell'inizio del lungometraggio cambia irreversibilmente, perde le sue certezze e da sicuro e poetico diventa bugiardo e pessimista.

Tuttavia l'ascesa della band continua e li porta alla firma di un contratto discografico e verso un tour in America. In seguito viene licenziato. Non è in grado di mantenere parallele la vita di frontman e quella di padre di famiglia lavoratore. Questo lo mette terribilmente in crisi, perde l'amore per tutto e per tutti, specie per se stesso. Si vede come una persona odiata.

La moglie chiede il divorzio, la sua epilessia peggiora e anche i rapporti con la band diventano complicati. Alla fine, la tragedia , Ian si suicida all'interno dell'appartamento che condivideva con sua moglie impiccandosi.

Il film è una sorta di documentario sui Joy Division e sulla scena musicale di quegli anni, si intravedono concerti dei Sex Pistols di David Bowie e il “F**k show” di John Cooper Clarke.

La colonna sonora è meravigliosamente coinvolgente ed estremamente ben selezionata. Questo film vi avvicinerà all'ascolto dei Joy Division. “La musica è bella in parte, ma forse la musica non è nata per essere bella”cit.


Claudio Cora


BLACK LIPS - ARABIA MOUNTAIN


BLACK LIPS-ARABIA MOUNTAIN


I rabbiosi Black Lips sono tornati a mordere.

Con “Arabia Mountain” la band di Atlanta si afferma nel panorama musicale mondiale, dopo tanto tempo, forse un pò troppo. Questo è il sesto disco per loro: sound completamente nuovi, grazie anche all'intervento divino del produttore Mark Ronson, già conosciuto ai più, nell'ambito pop, per cantanti del calibro di Amy Winehouse, Duran Duran e molti altri. L'album è diverso dai cinque precedenti, è più melodico ed ascoltabile senza nulla togliere alla potenza dei suoni. Ci sono voluti quasi due anni negli studi di Brooklyn per registrarlo e mixarlo, a differenza dei precedenti, che hanno richiesto solo poche settimane. Sembra di ascoltare i Damned, ma vocalmente differenti; oppure i Sonics, ma molto meno furiosi. L'introduzione dello strumento del sassofono ci porta in ere passate ma anche avanti anni luce. Idea geniale. I Black Lips con quest'album innovano la musica trita e ritrita del panorama odierno senza copiare nessuno. Lo spirito garage-punk della band non si smentisce mai; è un “flower punk”, così definisce il suo genere attuale la band, ma nuovo. Ramones, surf, hippie e garage sono le parole chiave di questo disco. Una band che sa mordere ma anche accarezzare. La voce quasi stonata di Cole Alexander, la chitarra malefica di Ian Saint Pè e i suoi effetti anni sessanta, la batteria educata, ma veloce e non troppo minimale, di Joe Bradley, il basso ritmato e innovatore di Jared Swilley ,ci portano in un altra dimensione sin dalla prima canzone “Family tree”che potrebbe essere tranquillamente la colonna sonora di un film di Quentin Tarantino.”Modern Art”, un po' Rolling Stones un po' Beatles, anche se non sembra possibile. “Spidey's Curse”,estremamente anni sessanta, un po' Kinks degli ultimi tempi ma senza esagerare con la tranquillità. Le canzoni che spiccano sono “Mad Dog”con un sassofono che introduce una canzone davvero ben studiata in tutti i minimi dettagli, suoni, tempi e melodie, “Mr driver”, pezzo meraviglioso studiato appositamente per la guida con il vento tra i capelli, la rapida e movimentata “New Directions”,canzone luminosa e dai suoni alterati e”Raw meat”scritta probabilmente in onore di Mark Ronson il quale, durante le registrazioni, stava quasi morendo per un intossicazione alimentare in un sushi bar. Le melodie alcune volte appaiono confuse, “acquose” e graffianti, ma, dopo qualche ascolto, vi renderete conto che è un album nato per cullarvi oltre le nuvole.


Claudio Cora

martedì 13 marzo 2012

THIS IS ENGLAND


E' stato definito dalla critica un autentico capolavoro.

Un film drammaticamente impegnato che parla dell'Inghilterra degli anni ottanta: Margaret Thatcher, la disoccupazione, la classe operaia, la guerra delle Falkland sono i temi che pongono le basi per l'inizio di un nuovo movimento, quello skinhead. Non molti sanno che questa corrente ha ben poco a che fare con il razzismo e il fascismo perchè in principio era soltanto un motivo di aggregazione sociale per le classi inglesi più povere. Il regista Shane Meadows ci proietta nei disordini universitari e negli scioperi contro la guerra e la povertà delle periferie inglesi. E' la storia di un bambino, Shaun, dodicenne che soffre la mancanza del padre morto per una guerra ingiusta. Un bambino sfacciato ma solo, coraggioso ma triste e malinconico.Viene bersagliato continuamente dai suoi compagni di scuola per il suo look un po' passato di moda. Un giorno, appena dopo un battibecco con un ragazzo, incontra in un sottopassaggio un gruppo di skinheads.Sono più grandi di lui di qualche anno e sembrano delle brave persone armate solo di buone intenzioni ed attenzioni nei suoi confronti. Lo invitano ad uscire con loro e,con il tempo, il legame diventa sempre più forte, specialmente con Woody, il capobanda, che gli è sempre vicino. Viene accolto con simpatia da tutto il gruppo e vi entra ufficialmente con una sorta di rito di iniziazione, il taglio dei capelli, che viene eseguito davanti a tutti i membri del clan,durante il quale indossa i suoi primi anfibi e la sua prima camicia da skinhead con bretelle. Il film diventa improvvisamente drammatico con l'ingresso nella storia di un vecchio amico di Woody, appena uscito di galera che si presenta in una delle loro feste raccontando aneddoti dell'ambiente carcerario.Il suo linguaggio è ricco di insulti razzisti e provoca molto imbarazzo perchè Milky, uno del gruppo,è di colore.Combo, questo è il nome del nuovo arrivato, vuole dar vita ad una una guerra nelle strade contro gli immigrati, vuole salvare la sua amata Inghilterra insieme ai suoi amici dall'”inquinamento” razziale.Per questo li convoca per lanciare il suo progetto.Solo in tre lo seguono, Shaun è tra loro convinto che suo padre, morto in guerra per la patria, sarà fiero di lui. Combo fa crescere, a sua immagine, Shaun e ne diventa il padre che aveva perduto.Ma Combo è solo un violento e Shaun, deluso da lui e dal suo falso patriottismo, matura e diventa uomo.


Claudio Cora


TAME IMPALA - INNERSPEAKER

Se siete dei nostalgici della musica psichedelica anni sessanta non potete perdervi l'album d'esordio dei Tame Impala “Innerspeaker". I Tame Impala hanno all'attivo numerosissimi concerti nei maggiori festival di tutto il mondo, hanno accompagnato band del calibro di Mgmt, Black Keys, Mars Volta, Muse e Kasabian. La band proviene dalla costa occidentale australiana, più precisamente dalla città di Perth,è una band nuova e veloce con sonorità moderne ma comunque legate al passato: alla musica hippie degli anni sessanta, a Woodstock, agli strumenti vintage e in qualche modo alla musica progressive degli anni ottanta.L'utilizzo di effetti lisergici, riverberi e tastiere analogiche conferiscono un tocco di modernità ad una musica che non verrà mai dimenticata. Il disco è stato pensato da Kevin Parker, timoniere di questa fantastica band, ma, oltre le note, si sente che dietro il progetto e dietro la consolle del mixaggio ci sono artisti di grande spessore come Dave Fridmann (Flaming Lips) e Tim Holmes (Death in Vegas). L'album inizia con l'effettatissima “It isn't meant to be": i suoni sono acidi ed essenziali, ma, nel complesso, scorrono fluidi e ben amalgamati, merito anche del suono della batteria e del basso che è estremamente secco ma rotondo e l'accattivante e coinvolgente riff di chitarra che ci fa capire quanto sia stata meticolosa e zelante la ricerca dei suoni e degli strumenti musicali.”Desire be desire go” è molto differente dalla prima: più squillante e con riff che sembrano usciti da uno dei primi album dei Led Zeppelin. La voce di Kevin Parker, estremamente riverberata, forse un pò troppo ad un primo ascolto, è frusciante e trascinata e magnetizza i nostri sensi specie durante il ritornello che è melodioso ed ammiccante. La traccia numero tre “alter ego” inizia con un veloce assolo di tastiera per poi tranquillizzarsi in un vortice psichedelico e cadenzato accostato da assoli analogici per tutta la durata del brano. La voce ricorda vagamente quella dei Black Rebel Motorcycle Club. L'album raggiunge il suo apice con la celeberrima “solitude is bliss” che richiama la cover dei Blueboy “remember me” sfortunatamente non presente nel disco. L'album è un continuo concatenarsi di riverberi. La meravigliosa e strumentale “Jeremy's storm” è un brano veramente degno di nota insieme all'ultima traccia del disco, “I don't really mind” veramente spettacolare.non perdetevelo.

Claudio cora

lunedì 5 marzo 2012

Primarie centro-sinistra per il Comune di L'Aquila

Adesso la campagna elettotale entrera' davvero nel vivo!Il risultato delle primarie di centro sinistra ha restituito come candidato sindaco alle amministrative 2012 per il comune di L'Aquila l'attuale sindaco Massimo Cialente, esponente del PD, con un bagaglio di 3510 voti.Il suo sfidante, Vittorio Festucci di SEL ha portato a casa 1465 voti. Sembra quindi che il popolo di sinistra abbia voluto dare ancora fiducia all'attuale sindaco, mandandolo allo scontro finale con gli altri candidati. Certo, ci sarebbe molto da dire su queste primarie e sul fatto che l'IDV, partito che si annovera tra quelli di sinistra, non ne abbia preso parte...effettivamente se ne vedranno delle belle da qui a maggio. Quale che sia il sindaco vincente auspichiamo che potra' davvero partire la vera ricostruzione della citta' non appena ci sara' l'insediamento nello scragno piu alto del comune di L'Aquila!