di Riccardo Cicerone
Adesso basta. Basta
davvero. Si è arrivati ad un limite oltre il quale non si può più restare in
silenzio proni ad ascoltare le mistificazioni dei giornalisti e della “comunita
scientifica” dette o per incompetenza o con voluta malizia. La sentenza di
primo grado che condanna a 6 anni di reclusione i componenti della commissione
grandi rischi riunitasi il 31 marzo 2009 all’Aquila non è una condanna alla
scienza. Non lo è per il semplice fatto che la scienza in questo processo non è
in alcun modo protagonista. È falso e spregevole far passare la sentenza come
la pena per “non aver saputo prevedere il terremoto omicida del 6 aprile”
perché nessuno ha mai richiesto capacità divinatorie e visionarie agli
scienziati ma soltanto una linea di comportamento da seguire sulla base dei
dati a loro disposizione. Quello che gli italiani ma anche, purtroppo, alcuni
dei miei concittadini hanno capito è che da oggi in poi gli uomini di scienza
non saranno più liberi di esprimere commenti, pareri, esporre teorie ecc perché
correrebbero il rischio di una moderna Santa Inquisizione che sarebbe lì,
pronta a castigarli qualora ciò che dicono non fosse giusto. E allora giù ad
accrescere il clamore con le dimissioni a catena dei componenti della
commissione grandi rischi e degli istituti scientifici vari che per solidarietà
e per vittimismo martirico manifestano il loro dissenso a questo
pronunciamento.
La realtà dei fatti
è però ben diversa. Si dà il caso che il 31 marzo 2009 Enzo Boschi, Guido Calvi
& Co. NON abbiano tenuto una conferenza stampa a Roma o L’Aquila o
Canicattì o dove vi pare, in occasione della presentazione di una loro ricerca o del loro ultimo libro e
a margine di questo incontro abbiano rilasciato ai giornalisti che glieli domandavano
PARERI e OPINIONI sulla situazione dello sciame sismico aquilano esprimendo la
loro assoluta tranquillità sulla normale fenomenologia in corso. In quel caso, chi mai si sarebbe sognato di
incolpare uno scienziato che si limitava a rilasciare un suo parere, se pur
autorevole ma pur sempre parere, in una situazione informale come quella di una
presentazione di un libro o di una ricerca? NESSUNO. E non l’avrebbe fatto
nessuno non perché gli scienziati hanno licenza di dire ciò che vogliono ma perché
in democrazia TUTTI hanno il diritto e la libertà di esprimere ciò che pensano
(purchè non sia lesivo nei confronti di qualcuno ovviamente) e quindi la cosa
sarebbe finita nel dimenticatoio (certo, non avrebbero comunque fatto bella
figura agli occhi delle persone perché avrebbero perso in credibilità, ma
comunque sarebbe tutto finito lì). Invece così non è andata. I personaggi in
questione quel famoso 31 marzo furono chiamati DI PROPOSITO a L’Aquila
dall’allora capo della protezione civile Bertolaso in qualità di scienziati e
tecnici esperti del settore a fare il punto sulla situazione Aquilana e furono
riuniti in una commissione che si chiamava e si chiama “ Commissione GRANDI
RISCHI” e non “commissione pareri a cazzo di cane” o “commissione previsione terremoti”.
A dimostrazione
della grande solerzia e attenzione rivolta al caso da questi tecnici in meno
di un’ora (e già questo agli occhi di un osservatore esterno appare come un
segnale del fatto che in realtà il problema non è grave come si pensava) arrivarono
a conclusione che c’era da stare tranquilli perché la fenomenologia rientrava
nelle statistiche e che si poteva tranquillamente dedicarsi alla degustazione
dei vini locali piuttosto che preoccuparsi della propria pellaccia. Tutti
tranquilli quindi. Le tv locali da quel momento in poi incominciarono a
trasmettere in sovrimpressione “a nastro” messaggi nei quali si diceva che si
poteva stare tranquilli, che era tutto normale e che bisognava solo stare più
attenti in caso di scosse un po’ più forti. Tutto ok allora no? Beh, no.
Sappiamo tutti
quello che è successo e gli aquilani sanno bene che nei momenti appena
successivi alla grande scossa ognuno di noi ha pensato: “ meno male che poteamo
stà tranquilli…pensa se ci teneamo preoccupà!”
La Commissione Grandi
Rischi era tenuta a valutare i rischi e non a prevedere il terremoto. Doveva
valutare se c’era il rischio, anche remoto, che avvenisse una forte scossa dato
che i terremoti è vero che sono imprevedibili, ma sono ciclici e guarda caso
eravamo vicini ad i tempi di ritorno tri secolari delle scosse del 1400 e del
1700 e quindi magari era il caso di stare un po’ più in allerta.
Dovevano valutare,
anche a prescindere dall’intensità del terremoto se gli edifici avrebbero retto
o meno a magnitudo medio alte visto che il rapporto sulla situazione statica
degli immobili italiani l’aveva ultimata proprio la protezione civile nel 2004
con il famoso rapporto Barberi.
La cosa paradossale
è che in questi giorni gli stessi condannati e le lobby dei loro colleghi hanno
detto che la colpa è dei costruttori e degli amministratori che hanno costruito
o permesso di costruire inadeguatamente appellandosi proprio al famoso“rapporto
Barberi” del 2004!!!
Ma come, tu sai
benissimo che per colpa delle amministrazioni e dei costruttori senza scrupolo
(che condanneremo finchè respireremo sia chiaro!) l’80% degli edifici è
costruito con sabbia e merda e mi dici
che mi posso “stà tranquillo e de andamme a fa’ na tazza de vino”?
È qui il nodo
cruciale della sentenza. La mancanza di responsabilità, la superficialità messa
in atto da esimi scienziati che si sono comportati come gli ultimi degli
studenti universitari ventenni debosciati. Se ti chiamo e ti PAGO per fare un
lavoro, qualsiasi esso sia tu ci metti anima e corpo. Ti ci impegni, e se
non lo fai ne rispondi, come funziona in tutti i mestieri del mondo. In questo
caso erano chiamati ad esprimere il loro parere su un rischio (avendo in mano
tutti i dati che abbiamo appena letto) e l’hanno fatto in meno di un’ora con
superficialità. Loro però, ed i loro avvocati ed i loro colleghi hanno
preferito farlo passare come “il non aver saputo prevedere un terremoto che di
per sé è imprevedibile” quindi: tana libera tutti vero?
Purtroppo non è
così.
Il famoso processo
alla scienza quindi diventa il processo alla SUPERFICIALITÀ!
Superficialità
aggravata da altra superficialità, quella di comunicazione. Quella che ha
riassunto il misero succo di un’ora di riunione con “andate a bere un bicchiere
di buon montepulciano” e la gente, me compreso (dato che la notte tra il 5 e il
6 fui proprio io che sono un noto ipocondriaco a tranquillizzare mia madre e
mia sorella che erano terrorizzate a rientrare a casa) si è sentita sollevata,
ha razionalizzato la normale paura in sé stessa come da controllare perché non
vi era motivo.
Superficialità, un
male che conosciamo bene in Italia e che forse è il vero flagello di questo
paese che manda sempre tutto a “pizza e fichi”. Bene, chi difende questi uomini
difende la superficialità cancro d’Italia. Ci pensassero bene prima di farlo
perché poi questo potrà essere usato contro di loro quando saranno le vittime
dell’incuria di qualcun altro.
Chiedo scusa per il
mio linguaggio non proprio da scienziato, ma visti gli scienziati forse sono
più contento così.
grandioso
RispondiElimina