giovedì 25 ottobre 2012

PROCESSO ALLA SCIENZA UN PAR DI PALLE

di Riccardo Cicerone

Adesso basta. Basta davvero. Si è arrivati ad un limite oltre il quale non si può più restare in silenzio proni ad ascoltare le mistificazioni dei giornalisti e della “comunita scientifica” dette o per incompetenza o con voluta malizia. La sentenza di primo grado che condanna a 6 anni di reclusione i componenti della commissione grandi rischi riunitasi il 31 marzo 2009 all’Aquila non è una condanna alla scienza. Non lo è per il semplice fatto che la scienza in questo processo non è in alcun modo protagonista. È falso e spregevole far passare la sentenza come la pena per “non aver saputo prevedere il terremoto omicida del 6 aprile” perché nessuno ha mai richiesto capacità divinatorie e visionarie agli scienziati ma soltanto una linea di comportamento da seguire sulla base dei dati a loro disposizione. Quello che gli italiani ma anche, purtroppo, alcuni dei miei concittadini hanno capito è che da oggi in poi gli uomini di scienza non saranno più liberi di esprimere commenti, pareri, esporre teorie ecc perché correrebbero il rischio di una moderna Santa Inquisizione che sarebbe lì, pronta a castigarli qualora ciò che dicono non fosse giusto. E allora giù ad accrescere il clamore con le dimissioni a catena dei componenti della commissione grandi rischi e degli istituti scientifici vari che per solidarietà e per vittimismo martirico manifestano il loro dissenso a questo pronunciamento.
La realtà dei fatti è però ben diversa. Si dà il caso che il 31 marzo 2009 Enzo Boschi, Guido Calvi & Co. NON abbiano tenuto una conferenza stampa a Roma o L’Aquila o Canicattì o dove vi pare, in occasione della presentazione  di una loro ricerca o del loro ultimo libro e a margine di questo incontro abbiano rilasciato ai giornalisti che glieli domandavano PARERI e OPINIONI sulla situazione dello sciame sismico aquilano esprimendo la loro assoluta tranquillità sulla normale fenomenologia in corso.  In quel caso, chi mai si sarebbe sognato di incolpare uno scienziato che si limitava a rilasciare un suo parere, se pur autorevole ma pur sempre parere, in una situazione informale come quella di una presentazione di un libro o di una ricerca? NESSUNO. E non l’avrebbe fatto nessuno non perché gli scienziati hanno licenza di dire ciò che vogliono ma perché in democrazia TUTTI hanno il diritto e la libertà di esprimere ciò che pensano (purchè non sia lesivo nei confronti di qualcuno ovviamente) e quindi la cosa sarebbe finita nel dimenticatoio (certo, non avrebbero comunque fatto bella figura agli occhi delle persone perché avrebbero perso in credibilità, ma comunque sarebbe tutto finito lì). Invece così non è andata. I personaggi in questione quel famoso 31 marzo furono chiamati DI PROPOSITO a L’Aquila dall’allora capo della protezione civile Bertolaso in qualità di scienziati e tecnici esperti del settore a fare il punto sulla situazione Aquilana e furono riuniti in una commissione che si chiamava e si chiama “ Commissione GRANDI RISCHI” e non “commissione pareri a cazzo di cane” o “commissione previsione terremoti”.
A dimostrazione della grande solerzia e attenzione rivolta al caso da questi tecnici in meno di un’ora (e già questo agli occhi di un osservatore esterno appare come un segnale del fatto che in realtà il problema non è grave come si pensava) arrivarono a conclusione che c’era da stare tranquilli perché la fenomenologia rientrava nelle statistiche e che si poteva tranquillamente dedicarsi alla degustazione dei vini locali piuttosto che preoccuparsi della propria pellaccia. Tutti tranquilli quindi. Le tv locali da quel momento in poi incominciarono a trasmettere in sovrimpressione “a nastro” messaggi nei quali si diceva che si poteva stare tranquilli, che era tutto normale e che bisognava solo stare più attenti in caso di scosse un po’ più forti. Tutto ok allora no? Beh, no.
Sappiamo tutti quello che è successo e gli aquilani sanno bene che nei momenti appena successivi alla grande scossa ognuno di noi ha pensato: “ meno male che poteamo stà tranquilli…pensa se ci teneamo preoccupà!”
La Commissione Grandi Rischi era tenuta a valutare i rischi e non a prevedere il terremoto. Doveva valutare se c’era il rischio, anche remoto, che avvenisse una forte scossa dato che i terremoti è vero che sono imprevedibili, ma sono ciclici e guarda caso eravamo vicini ad i tempi di ritorno tri secolari delle scosse del 1400 e del 1700 e quindi magari era il caso di stare un po’ più in allerta.
Dovevano valutare, anche a prescindere dall’intensità del terremoto se gli edifici avrebbero retto o meno a magnitudo medio alte visto che il rapporto sulla situazione statica degli immobili italiani l’aveva ultimata proprio la protezione civile nel 2004 con il famoso rapporto Barberi.
La cosa paradossale è che in questi giorni gli stessi condannati e le lobby dei loro colleghi hanno detto che la colpa è dei costruttori e degli amministratori che hanno costruito o permesso di costruire inadeguatamente appellandosi proprio al famoso“rapporto Barberi” del 2004!!!
Ma come, tu sai benissimo che per colpa delle amministrazioni e dei costruttori senza scrupolo (che condanneremo finchè respireremo sia chiaro!) l’80% degli edifici è costruito  con sabbia e merda e mi dici che mi posso “stà tranquillo e de andamme a fa’ na tazza de vino”?
È qui il nodo cruciale della sentenza. La mancanza di responsabilità, la superficialità messa in atto da esimi scienziati che si sono comportati come gli ultimi degli studenti universitari ventenni debosciati. Se ti chiamo e ti PAGO per fare un lavoro, qualsiasi esso sia tu ci metti anima e corpo. Ti ci impegni, e se non lo fai ne rispondi, come funziona in tutti i mestieri del mondo. In questo caso erano chiamati ad esprimere il loro parere su un rischio (avendo in mano tutti i dati che abbiamo appena letto) e l’hanno fatto in meno di un’ora con superficialità. Loro però, ed i loro avvocati ed i loro colleghi hanno preferito farlo passare come “il non aver saputo prevedere un terremoto che di per sé è imprevedibile” quindi: tana libera tutti vero?
Purtroppo non è così.
Il famoso processo alla scienza quindi diventa il processo alla SUPERFICIALITÀ!
Superficialità aggravata da altra superficialità, quella di comunicazione. Quella che ha riassunto il misero succo di un’ora di riunione con “andate a bere un bicchiere di buon montepulciano” e la gente, me compreso (dato che la notte tra il 5 e il 6 fui proprio io che sono un noto ipocondriaco a tranquillizzare mia madre e mia sorella che erano terrorizzate a rientrare a casa) si è sentita sollevata, ha razionalizzato la normale paura in sé stessa come da controllare perché non vi era motivo.
Superficialità, un male che conosciamo bene in Italia e che forse è il vero flagello di questo paese che manda sempre tutto a “pizza e fichi”. Bene, chi difende questi uomini difende la superficialità cancro d’Italia. Ci pensassero bene prima di farlo perché poi questo potrà essere usato contro di loro quando saranno le vittime dell’incuria di qualcun altro.
Chiedo scusa per il mio linguaggio non proprio da scienziato, ma visti gli scienziati forse sono più contento così.



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